L'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico a cui aderiscono attualmente 30 paesi, tra cui 22 paesi europei, Stati Uniti e Giappone) ha pubblicato un esame delle politiche per la scienza, la tecnologia e l'innovazione. La pubblicazione, dal titolo “OECD Science, Technology and Industry Outlook 2008”, invita tutti i governi a promuovere la scienza, la ricerca e l`innovazione allo scopo di garantire una crescita a lungo termine attraverso lo sviluppo dei legami tra gli organismi pubblici di ricerca e l'industria, i finanziamenti e rafforzando la cooperazione internazionale.
Secondo il rapporto dell'OCSE, il settore industriale è alla base di buona parte delle attività di R&S (Ricerca e Sviluppo) condotte nella maggioranza dei paesi OCSE. Anche se nel passato decennio gl'investimenti del settore industriale sono aumentati dal 2001 in poi il tasso di crescita si è considerevolmente ridotto. Ad esempio, negli USA l'investimento del comparto industriale nella R&S e` crollato dal 2,05% del PIL nel 2002 all'1,84% nel 2006 mentre negli Stati membri dell'UE pur essendo leggermente aumentati non al ritmo sufficiente a rendere possibile l'obiettivo prefissato del 2% del PIL entro il 2010. Inoltre il rapporto stima la quota globale di spesa per la R&S pari al 35% negli USA, al 24% nell'UE e al 14% in Giappone.
La Cina fa da leone negli investimenti per la R&S nel settore industriale. Infatti, se paragonata al 3% della crescita media nell'UE e negli USA, la Cina, calcolati in percentuale del PIL, sono aumentati ogni anno di circa il 20%!
Un`altro dato che emerge, sempre secondo il rapporto, e` che sia i brevetti che le pubblicazioni scientifiche sono aumentate negli ultimi anni a livello globale ma, allo stesso tempo, la quota europea di brevetti introdotti in Giappone e` diminuita.
Un`ultimo dato da sottolineare e` che il rapporto, parlando di mobilita`, mette in luce come in molti paesi dell'OCSE gli scienziati e ricercatori stranieri (“gaijin” da noi) contribuiscono in modo significativo al totale delle persone che lavorano nei settori scientifico e tecnologico. “Molti paesi stanno sviluppando una serie d'iniziative per agevolare la mobilità”, sottolinea il rapporto, “ed è quindi probabile che l'internazionalizzazione del mercato del lavoro [per la scienza e la tecnologia] continui. Al tempo stesso, la crescente concorrenza internazionale per i nuovi talenti significa che i paesi saranno sempre più obbligati ad aumentare i propri investimenti in risorse umane”. Il rapporto prosegue scrivendo che i paesi "devono sviluppare le capacità nazionali di ricerca e innovazione per attirare gl'investimenti stranieri nella R&S e l'innovazione deve favorire la partecipazione alle catene mondiali di valori”.