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- 作成者:Edoardo Magnone
Sara' capitato anche a voi durante una oziosa chiacchierarata tra amici sentire voci di corridoio non confermate che parlano di un aumento degli italiani che emigrano verso paesi stranieri. Ovviamente rimaniamo italiani e quindi nella stessa giornata siamo capaci di sentire altrettante voci provenire da altrettanti corridoi che sostengono invece l'esatto opposto e cioe' che oramai non c'e piu' nessun dubbio che siamo drasticamente diminuiti.
“Per via della crisi”, o perche' “le stagioni non sono piu' quello di una volta”, oramai noi italiani residenti all'estero ci contiamo sulle dita di una mano!
Quale corridoio avra' ragione? Aumentati o diminuiti? Quante dita servira' aggiungere o togliere nel nostro conteggio?
Come sappiamo una volta il pianeta emigrazione era una nebulosa astratta persa nell'oblio nazionale mai considerata patrimonio culturale verso l'estero. Per curiosita' possiamo ricordare, ad esempio, come una legge nazionale del 1914 definiva in modo generico l'emigrante come “chi vuol procurarsi all'estero un lavoro manuale” e venivano quindi esclusi dalla legge tutti i commercianti ed i professionisti.
Leggendo questa legge mi sono sempre chiesto se era piu' facile per un commercialista italiano con ufficio in una grande citta' mollare tutto per andare a tirar su ponteggi a nuova iorche che magari per un “lavoratore manuale” essere in fuga dal nulla e dalla fame? Haime', misteri delle leggi di mercato...e, come vedremo, delle leggi nazionali.
Pur continuando a non essere valorizzato l'emmigrato italiano oggigiorno puo' almeno sapere il numero esatto di persone residenti all'estero. Grazie infatti all'art. 7, comma 1 del D.P.R. 2 aprile 2003, n. 104, in cui si prevede che, con decreto del Ministro dell'Interno di concerto con il Ministro degli Affari Esteri italiano venga pubblicato, ogni anno, il numero dei cittadini italiani residenti nelle singole ripartizioni, sulla base dei dati dell'elenco aggiornato riferiti al 31 dicembre dell'anno precedente, siamo censiti!
Perdonate la pizza in burocratese del precedente paragrafo ma come sempre gli astrusi concetti ministeriali possono essere ridotti a due sintetiche righe meno formali. Infatti, in altre parole, se vogliamo sapere quanti sono gli emigrati italiani, ora sappiamo dove pescare i dati statistici che, un po' come il brindisi ed i cappellini a forma di cono, arrivano immancabilmente durante l'ultimo giorno dell'anno, appunto il 31 dicembre, insieme alla tombola nazionale e all'ultimo strascico di mal di stomaco dovuto al pranzo natalizio.
Cerchiamo quindi di fare un po' di chiarezza, per quanto e' possibile, sul reale numero di cittadini italiani residenti all'estero e tirar le somme per quanto riguarda in particolare l'ultimo anno di emigrazione verso le quattro ripartizioni estero.
Pero' prima vediamo cosa sono le “ripratizioni estero”. Quindi resistete ancora due minuti e perdonate ancora un po' di date e leggi.
Ricordiamo che le ripartizioni derivano dall'art. 6, comma 1 della legge 27 dicembre 2001, n.459, e son suddivise (forse come appunto solo a Roma potevano fare) come segue:
--Europa, compresi i territori asiatici della Federazione Russa e della Turchia;
--America meridionale;
--America settentrionale e centrale;
--Africa, Asia, Oceania e Antartide.
Nell'ultima ripartizione ovviamente rientra anche il Giappone che si (ri)trova all'interno di questo calderone “di tutto quello che - come ho sentito dire dall'amico ozioso di cui sopra - non rientrava nelle precedenti tre macro-aree continentali”. Diciamo pure che - parafrasando un'altro ozioso amico - tutto quello che avanzava e' stato messo nell'ultima circoscrizione! La nostra, per chi guarda dall'oriente. E non solo oriente, come vedremo!
Si potrebbe ragionare a questo punto sul fatto che le 4 ripartizioni estero non sono state disegnate ne' in funzione delle comuni basi di appartenenze continentale, culturale, linguistica, etc ne' tantomeno in una visione comune di interessi degli emigrati italiani ma solo ed esclusivamente in funzione di una non ancora approfondita geopolitica disegnata a tavolino sulla base di interessi finanziari, turistici, politici o semplicemente da una mutua influenza a distanza dovuta al colonialismo europeo.
Personalmente mi sono sempre chiesto perche', ad esempio, il noto paradiso fiscale dell'arcipelago delle Bermude, pur avendo uno status internazionale di territorio oltremare britannico, non e' stato inserito nella sua circoscrizione che comprende i territori del nord america in quanto incredibilmente dalle isole citate all'americanissima Philadelphia ci vogliono, triangolo permettendo, un paio di ore di barca. Eppure, le Bermude sono nella circoscrizione Europa!
Ancora, la Martinica, influenzata dagli interessi francesi, e' in realta' situata nel cuore dell'arcipelago dei Caraibi! Quanti ore di aereo ci vogliono dalla circoscrizione Europa, la quale isola appartiene, per arrivare nei Caraibi? La Senna che bagna Notre-Dame sfocia direttamente nel caldo mar Caraibico? Ancora misteri...
Ovviamente, Bermuda e Martinica sono solo due piccoli esempi delle alchimie politiche e finanziarie derivate anche dall`ex-colonialismo europeo. Infatti, se facciamo rientrare magicamente, e sicuramente poco geograficamente, quasi tutti i paradisi fiscali del Sud America nella onnicomprensiva circoscrizione Europa (che riesce a comprende la bella cifra di 79 territori sparsi nel mondo!) allora nella circoscrizione America Meridionale rimangono solo 13 territori. Grandi quanto vogliamo, ed altrettanto importanti culturalmente, ma sempre solo 13 contro quasi 80 della “grande europa espansa fin giu' in sud americana”.
Ovviamente, circoscrizione estero che vai usanza che trovi.
Dopo che l'Europa e la circoscrizione America Settentrionale e Centrale sono riuscite a far man bassa di ogni isola possibile esistente nei mari del sud (cuba compresa) rubacchiandolo di fatto alla circoscrizione America Meridionale non rimaneva che comprendere quanto era rimasto in un unico calderone chiamato appunto circoscrizione “Africa, Asia, Oceania e Antartide”.
Se ci pensate bene quest'ultimo e' un territorio sconfinato che va da Israele all'Australia passando da Sierra Leone, dall'isola Sao Tome' e Principe, fino alla Cina ed il Giappone!
Mai mano fu' cosi' ubriaca a disegnar solo 4 circoscrizioni sul mappamondo!
Comunque sia, abbiamo divagato troppo. Tralasciamo le alchimie finanziarie utilizzate per la suddivisione del mondo in sole 4 marco-aree (elettorali?) e torniamo al nostro problema iniziale; quindi per risolvere il problema degli oziosi amici facciamo ora una brutale comparazione tra l'elenco dei cittadini italiani residenti all'estero dello scorso anno (31 dicembre 2007, auguri!) e quello piu' recente ed aggiornato all'anno 2008 (nuovamente auguri e cotion per tutti).
Possiamo innanzitutto notare che le iscrizioni all'AIRE, e quindi gli italiani residenti all'estero, hanno subito una considerevole impennata aumentando di diverse migliai di unita' in un solo anno. In particolare, nella circoscrizione estero-calderone, le unita' sono aumentate di circa il 4% in un solo anno passando da 199.339 a 207.730. Non male se si pensa che in questa circoscrizione, in termini assoluti, siamo pur sempre il fanalino di coda tra le 4 ripartizioni comprendenti stati e territori sul mappamondo.
Circoscrizione Estero |
2007 |
2008 |
Variazione |
% |
Europa, etc. | 2.072.410 | 2.157.537 | +85.127 | +3,94 |
America Meridionale | 1.017.776 | 1.118.338 | +100.562 | +8.99 |
America Settentrionale e Centrale | 359.852 | 370.009 | +10.157 | +2.74 |
Africa, Asia, Oceania ed Antartide | 199.339 | 207.730 | +8.391 | +4.04 |
Leggiamo dall'ottima analisi fatta da Fredo Olivero in “Cento anni di emigrazione italiana (1876-1976)” (documento) che “il fenomeno migratorio italiano ha avuto dimensioni strutturali per 100 anni ed è stata la modalità con cui l'Italia ha tentato di risolvere i problemi della povertà, della disoccupazione e del ritardo nello sviluppo economico, della crescita demografica.”
Se tutto questo e' vero allora possiamo dire che le voci di corridoio che parlavano a ragione sono proprio quelle che, forse empiricamente, hanno registrato un aumento relativo di italiani in Giappone anche, e non solo, per la crisi.
Empiricamente se, ovviamente, queste voci di corridoi non sono andate ad oziare per un po' di tempo sull'isola Sao Tome' e Principe. Cioe' se non hanno fatto un giretto conoscitivo nella nostra piccola circoscrizione fatta anche di avvocati, professionisti, cervelli in fuga e “lavoratori manuali”!
PS. Rimanete sintonizzati su queste frequenze perche un giorno torneremo sui misteri di cui sopra per un'analisi piu' approfondita dei reali motivi per cui il mappamondo e' stato suddiviso in sole 4 circoscrizioni Estero... e cioe' in funzione delle elezioni politiche! Puo' essere che, in altre parole, le circoscrizioni “elettorali” sono funzionali in realta' solo ad i nostri rappresentanti politici? Davvero vi sentite rappresentati dagli eletti nell'ultima tornata elettorale? Ricordate il nome di un “vostro” eletto nella circoscrizione di cui fate parte? Sapete dei giochi fatti alle ultime elezioni e per cui avete votato con meno possibilita' di scelta partitica dei nostri connazionali rimasti in patria? Perche' alcune liste non si sono neanche presentate nelle circoscrizioni estero? Davvero non c'erano rappresentati degni di presentarsi? Oppure sono stati silutati, come si dice in gergo, in modo preventivo per lasciar spazio a chi di dovere? Perche questi “giochi” elettorali sono decisi a Roma sulla pelle degli elettori con diritto di voto all'estero? Cioe' in ultima analisi, degli emigrati?
Rimatete sintonizzati...non cambiate canale!
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- 作成者:Edoardo Magnone
L'opposizione giapponese ha chiesto la testa dell'ex primo ministro Shoichi Nakagawa, Ministro dell'Economia, Commercio e Industria per la condotta tenuta al G7 di Roma. Le polemiche in patria non si sono fatte attendere quando e' stata registrata una certa difficoltà da parte di Nagakawa alla conferenza stampa finale nell'articolare le risposte.
“Visto che e' risaputo che gli piace bere - ha detto Yoshiro Mori, ex capo di governo e passato alla storia per lo scandalo Recruit (リクルート事件) - avevo consigliato a Nakagawa di essere per una volta morigerato”.
Consiglio vano...
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Come scrisse Marcel Proust “Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi.”
Ultimamente la “Pacific Asia Travel Association” (PETA) ha reso noto che tre paesi asiatici sono indicati potenzialmente come destinazioni di viaggio vacanza da oggi al 2010 per la maggior parte delle persone intervistate. Infatti, delle 5554 persone interpellate al fine dell'intervista in 11 differenti mercati in tutto il mondo, il 60 per cento ha detto che desidera fare un viaggio in Asia e Pacifico. In particolare le prime tre destinazioni di questo “elenco dei desideri” del viaggiatore sono risultati paesi come l'Australia (43 per cento), il Giappone (37 per cento) e Hong Kong (35 per cento).
PATA inoltre fornisce cifre che dimostrano che gli arrivi internazionali in Asia-Pacifico sono cresciuti del 2,6 per cento nel 2008 nonostante la crisi economica che ha creato un non sottovalutabile flessione del traffico in entrata nell'area gia' dalla seconda metà dell'anno. In queste regioni l'industria turistica rappresenta oltre il 5,5 per cento del totale del prodotto interno lordo ed i primi due mercati in asia per quanto riguarda l'industria del turismo sono ancora la Cina, con 74,5 milioni di posti di lavoro, e l'India con 30,5 milioni di personale dedicato. Queste regioni asiatiche - come sostenuto da Greg Duffell, Presidente e Amministratore Delegato del PATA - hanno bisogno di una costante formazione del personale per cercare di stare dietro alle attuali crescite del mercato.
A noi, come viaggiatori momentaneamente stanziali di un mondo in movimento, spetta il non facile compito di “avere nuovi occhi” per riuscire a cogliere, anche dal punto di vista culturale e del rispetto reciproco, le delicate sfumature esistenti in ogni angolo di questa splendida asia. Avere nuovi occhi per comprendere viaggiando.
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“Abbiamo stabilito - come ha detto un portavoce di Amazon Japan - che non vogliamo essere un punto vendita per questi prodotti”.
Il videogioco rimane in vendita sulle bancarelle abusive di akihabara....
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I gestori nazionali giapponesi - come previsto dal Ministero dell'Ambiente - acquisteranno a “tariffa fissa” l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sia da aziende private che da semplici cittadini. Mediante questo accorgimento lo stesso Ministero ha stimato che in poco piu' di 20 anni l'energia prodotta in modo pulito sara' 55 volte i livelli attuali.
Inoltre, per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, il governo intende alzare i prezzi d'acquisto in modo da riuscire ad ammortizzare il costo iniziale investito nell'attrezzatura necessaria a produrre energia pulita.
Questo circolo virtuoso energetico “aiutato” nella sua fase iniziale, e costituito dal privato che vende energia al sistema nazionale a prezzi vantaggiosi, potrebbe portare a moltiplicare la potenza complessiva del solare a 37.000 megawatt entro il 2020 a poco meno di 80.000 megawatt entro il 2030.
Se tutto questo effettivamente riuscira' a decollare allora il Giappone potrebbe tagliare, rispetto alla quota prodotta nel 1990, circa l'8% del volume di gas serra complessivo nel rispetto del Protocollo di Kyoto (testo)
Per avere un quadro completo bisogna anche aggiungere che secondo la relazione “Long-term Energy Supply and Demand Outlook” (approfondimento) del Ministero dell'Economia, Commercio ed Industria (METI), pubblicato solo nel marzo 2008, le recenti stime provenienti dal Ministero dell'Ambiente potrebbero risultare un po' troppo ottimiste. La relazione del METI prevedeva infatti che, anche qualora la maggior parte delle tecnologie d'avanguardia nelle energie alternative possano essere adottate, la produzione di energia solare in Giappone potrebbe raggiunge 14.000 megawatt nel 2020 e 53.000 nel 2030.